La Darbia parte dal recupero dell’architettura contadina locale e diventa esempio di cosa vuole dire hospitality connessa con il territorio
Di MARTINA DI IORIO 23/09/2022
Manifesto romantico che non fa rumore e non si presenta con clamore, tranquillo scorcio d’Italia che in questa posizione peculiare – tra Milano, Novara e il confine svizzero — mostra un volto del Piemonte di una bellezza sobria e contemplativa. Il Lago d’Orta, per molti fratello minore dei più celebri Lago Maggiore e Lago di Como, è uno specchio d’acqua circondato da un paesaggio rurale e pacato, la mattina avvolto in una leggera nebbia che si dissolve quando il sole svetta alto e si rispecchia nelle sue acque. Il genius loci di questo territorio è forte e tangibile, con un orizzonte che sembra diretta emanazione di una forza superiore e misteriosa: le Alpi a cingere il lago con il Monte Rosa che svetta, l’isola San Giulio nel suo centro che sembra galleggiare con onirica geometria, il Sacro Monte d’Orta (uno dei nove Sacri Monti del Nord Italia, tutti insieme dichiarati Patrimonio dell’Umanità clall’Unesco) a guardia di questa terra. Non a caso leggenda vuole che qui Friedrich Nietzsche, nel 1882, baciò Lou Andreas Salomé, la donna che lo ispirò a scrivere Così pnrlò Znrnfhustrt2, tanto da dividere la sua vita in pre-Orta e post-Orta. Un territorio che è una perfetta sintesi di architettura, natura e tensione spirituale.
Qui si inserisce La Darbia, che racconta una storia di saper fare e cura del territorio del tutto eccezionale. Ricavata da un antico insediamento rurale abbandonato, un’oasi di pace riflessiva e molto introspettiva dedicata all’hospita1ity e alla ristorazione, che parte dal fine lavoro di recupero dei suoi proprietari, gli architetti Matteo e Gian Carlo Primatesta, provenienti da una famiglia di agricoltori e vignaioli locali e per questo da sempre connessi con i cicli della natura e i suoi elementi. La Darbia svetta su questo panorama mozzafiato, circondata da vigne e terreni agricoli e regala ai suoi ospiti un intimo retreat in questa porzione di terra benedetta. Acquistata nel 2008 e dopo un attento lavoro di restauro, La Darbia — oltre ad essere una residenza di villeggiatura – oggi è un’azienda agricola che produce una piccola quantità di vino dalle locali uve Nebbiolo, è un ristorante – La Cucina – di fine dining, un orto biologico e un luogo di benessere grazie alla piscina esterna che guarda verso l’infinito.
Situata nel mezzo di un bosco di castagni e aceri secolari, La Darbia riflette il patrimonio delle strutture vernacolari locali, adattandosi con attenzione e in silenzioso dialogo al lago e il territorio circostante, punto di partenza del lavoro dei due architetti. Infatti fil rouge del progetto è mantener intatta l’essenza di questa terra, le sue architetture rurali, inglobandole in maniera contemporanea nel nuovo volto di questo luogo. Dalla palette cromatica degli interni, che ricordano i toni naturali del paesaggio circostante, ai materiali utilizzati per le facciate, come il granito che si lega alle antiche strutture abitative del passato contadino del Lago Orta. Emblema de La Darbia e punto di partenza per la sua ristrutturazione è la torre in pietra, di granito grigio, che sfiora il cielo azzurro.
Alta tre piani, la torre contiene la reception in basso e un appartamento, originariamente serviva alla caccia come punto privilegiato per l’avvistamento di uccelli, e oggi completamente rinnovata diventa il simbolo di questo luogo e la connessione con il suo primordiale spirito rurale. Matteo e Gian Carlo lavorano dunque per restituire alla comunità locale e non solo, un posto che è una perfetta sintesi di architettura rurale in chiave contemporanea. Come le sue stanze: La Darbia, infatti, dispone di venti appartamenti (bilocali o trilocali) e sono distribuiti su più edifici, che seguono la topografia della collina. Le unità al piano terra hanno un’area giardino con pergolato coperto, quelle al primo piano hanno un terrazzo privato. L’eleganza sobria e pacata, in tenui toni naturali, dialoga costantemente con il lago.
La Darbia non tralascia l’amore per il Piemonte nemmeno in cucina. Grazie allo chef Matteo Monfrinotti, che omaggia e reinterpreta il territorio senza mai stravolgerlo, l’esperienza di fine dining al ristorante La Cucina è una dichiarazione d’amore e di rispetto verso la natura, i sui cicli e i prodotti che qui si trovano. Tra Alpi e Mediterraneo, lo chef accompagna gli ospiti de La Darbia in un percorso gourmet che parte dal territorio, e attinge in chiave attuale dalla secolare tradizione contadine della regione
Molti tra gli ingredienti utilizzati provengono dalle terre di proprietà de La Darbia, i pomodori, le erbe aromatiche, come gli altri ortaggi sono coltivati nell’orto biologico adiacente alla struttura, i vini provengono dalla propria cantina, insieme a una selezione di etichette che rappresentano un viaggio dal Friuli alla Sicilia. La sala del ristorante La Cucina affaccia direttamente sul lago e il Monte Rosa, ed è finemente arredata con pezzi di artigiani locali per un effetto che ricordare un’antica cascina contadina dal tocco retrò e molto chic. Travi in legno, materiali naturali, per un minimalismo caldo e al contempo accogliente. La Darbia è un bellissimo racconto in primis del territorio, che viene esaltato e omaggiato in tutto e per tutto, omaggiato in ogni aspetto e condiviso con coloro che ancora sanno accogliere queste storie di puro romanticismo.